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14 Aprile 2013

Primavera non bussa lei entra sicura,

come il fumo lei penetra in ogni fessura,

Chi va in moto non bada al tempo: freddo, caldo, estate inverno, tutte le condizioni, tutte le stagioni vanno bene per la moto, ma la primavera va festeggiata, per colpa della pioggia che ci ha fatto compagnia per tutte le domeniche, da Novembre, e dal fatto che una domenica al mese devo lavorare, mi trovo a festeggiare la primavera,con il primo giro serio, a metà Aprile. Al contrario del solito, stavolta sono in compagnia del collega Simone con la sua bella Alp 400. Partenza da Romanengo saliamo sul pianalto, passiamo prima per la cascina Calcagnino

 

poi la cascina dei Polli,

 

dopo 3 Km siamo già sullo sterrato (Km 3), prima duro  

 

poi più fangoso,

 

alla Melotta si può ancora  intuire dove un tempo veniva coltivato il  "Riso Melotta" della società Frago,

 

pare che le coltivazioni siano state introdotte da Gian Galeazzo Visconti, le mondine dei nostri paesi erano famose per la loro competenza e erano richieste anche in altre regioni. I due film del neorealismo, Riso Amaro e la Risaia, furono girati nelle risaie piemontesi, dove lavoravano le donne di Romanengo,

                  

 era un piacere, quando trasmettevano in tv il film, ascoltare i miei che riconoscevano tutte le donne, le guardiane, le cuoche e le comparse tutte, la famosa scena finale, poi, le vedeva riunite tutte insieme. 

 

dopo gli anni 60 la coltivazione del riso venne abbandonata, le risaie si erano trasformate in paludi dove noi bambini andavamo, tra le canne, a caccia e a pesca, ancora adesso, anche dopo la bonifica,  si possono intuire ancora gli avvallamenti,

 

noi proseguiamo il giro, costeggiando le vasche dove un tempo si cavava l'argilla,

 

fino ad arrivare in prossimità di una chiesetta di Villavetere, sorta, probabilmente, sulle rovine di un tempio di Giove, e dove forse sorgeva Acquaria, (Km 12,50).

 

continuiamo fino a sfiorare un mulino ristrutturato,(Km 14)

 

si cominciano ad incontrare le prove dell'abbandono delle campagne,

 

dopo un breve tratto di asfalto imbocchiamo uno sterrato alberato(Km 25),

 

quella che sembra una strada è invece una roggia usata tranquillamente dai trattori (Km 29),

 

qualche incontro (io sono quello con il casco),

 

il percorso attraversa anche molte cascine, con calma e educazione non ci sono problemi (Km 34),

 

l'ultimo tratto ci porta a Pumenengo

 

 da qui si entra nel Parco del fiume Oglio,  bisogna perciò proseguire per alcuni Km su asfalto. Usciti dal Parco possiamo riprendere lo sterrato, (Km 41)

 

 

 

i lavori per la famigerata Brebemi ci costringono a continue deviazioni,

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ormai siamo in vista del monte Orfano,(Km 56)

 

Il monte Orfano è una strana montagna. isolata, quasi disabitata e senza coltivazioni,

 

era perciò il luogo ideale dove disputare le speciali nelle gare di regolarità, questo prima che tutta la zona fosse vietata ai mezzi a motore. Io potevo assistere alle gare solo spostandomi con la mia vespa 50 Special, (la mia moto era da cross senza documenti), e  solo mio padre poteva utilizzare l'auto di famiglia, la vespa aveva una caratteristica, a 40 all'ora ti portava in Sicilia, a 41 invece faceva immediatamente il ponte alla candela, e non serviva cambiarla, immediatamente la rifaceva, l'unica soluzione consisteva nel farla raffreddare completamente. L'ultima gara alla quale ho assistito era organizzata della MC Palazzolo, il ricordo della gara è legato al viaggio sino a Palazzolo, uno stillicidio di ponti alle candele che mi avevano fatto perdere metà gara.

la mia vespa

 

e pensare che Giorgio e Giulia  Serafino hanno girato il mondo con una vecchia vespa

http://www.terraeasfalto.it

 

 

intanto noi facciamo una deviazione per permettere a Simone di salire per la prima volta sul Monte,

 

passando a fianco dei dormitori dell'Abbazia dobbiamo proseguire, per un tratto, a spinta,

 

finalmente l'Abbazia (Km 62),

 

dopo una sosta per una bevuta alla fontanella del piazzale iniziamo la discesa ciottolata, 

 

attraversiamo Coccaglio, poi imbocchiamo una piccola strada che corre tra le cascine, (Km 72),,

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

normalmente io giro da solo, mi è già capitato di avere dei problemi alla moto, o di cadere, e quando capita è un problema, ma nonostante tutto rinuncio raramente alle uscite in solitaria, uscendo da solo non devo mercanteggiare sul percorso e sull'orario che, per i miei amici, è sempre troppo presto, infatti oggi, partendo alle 8, ci troviamo impegolati dai gitanti delle prime domeniche di sole,

 

il percorso continua sotto l'autostrada,

 

e infine gli ultimi sterrati per arrivare a Adro, dove speriamo, una volta attraversato il paese, di poter percorre un sentiero che ricordavo non ancora vietato,

 

Adro limita a Sud il  Monte Alto, che si stende a Nord fino a Timoline e Nigoline, a Est a Paratico, anche su questo Monte si disputavano delle speciali, che, a differenza del Monte Orfano,  erano sempre speciali in linea, le ultime alle quali ho partecipato si sono disputate nei primi anni '90, poi i divieti hanno messo fine a tutto, adesso solo mountain bike, ma si parla di fermare anche loro. Per entrare in paese dal sentiero bisogna passare su un tratto riservato ai pedoni, altra spinta (Km 85),

 

 Noi proseguiamo poi con il motore al minimo, per non disturbare, seguendo le piccole vie tra le case, usciti poi dal paese cerchiamo il famoso sentiero, purtroppo sorpresa, nuovo divieto,

,

 

c'è ancora una possibilità, continuare per qualche Km tra i vigneti e accontentarsi di metà percorso,

 

ma purtroppo,

 

anche senza Monte Alto il tratto in discesa non è  noioso, prima un ciottolato (Km 92),

 

e poi una bella fangaia,

 

attraversiamo la statale per Iseo e ci inoltriamo nei vigneti di Borgonato (km 104), ,

 anche questa zona è puntellata di cave che oramai si sono trasformate in piccoli laghi, tutti cintati e assolutamente inaccessibili (Km 114),

 

le strade, tra i vigneti, si susseguono una dopo l'altra (Km 121),

 

dall'alto si scorge il Santuario della Madonna del Corno che domina le Torbiere del Sebino,

l'accesso è vietato ai mezzi a motore, chi ha buone gambe può salire con una MTB, o meglio a piedi, ci sono 3 punti per salire: da Provaglio al punto  N45 38.108 E10 03.058, è una via asfaltata che diventa un bel ciottolato, al punto N45 38.159 E10 02.922, la salita è più diretta, o a Iseo dopo la ferrovia, al punto N45 39.179 E10 02.963, da qui  passa prima tra una serie di ville, poi da un sentiero, tragitto consigliato nei giorni di estate perché è quasi tutto all'ombra.

noi non possiamo salire più a Nord per non finire nel Parco delle Torbiere, anche questa è una passeggiata da non perdere,

questo è il punto più vicino al lago, da qui  incomincia la strada del ritorno, lo sterrato è molto trafficato, purtroppo in questo punto abbiamo avuto l'unico incontro spiacevole della giornata, due enduristi a manetta tra ciclisti, famiglie a piedi e ragazzini a cavallo,

 

superato un piccolo passo, che ci regala i panorami più belli dell'intero giro, riscendiamo ancora tra i vigneti,

 

 

prima costeggiamo la cinta di un eremo abbandonato (Km 129),

 

poi di un castello (Km 133),

,

 

la strada diventa un sentiero,

 

poi si allarga in prossimità di una chiesa di Campagna (Km 162),

 

da qui, sempre su strade bianche ritorniamo in vista del Monte Orfano, questa volta da est (Km 180),

 

ormai in pianura, seguiamo una strada che, passando tra le cascine,  ci porta a Orzinuovi,

 

 

impressionante è l'Oglio in piena,

 

da Soncino, su asfalto, costeggiamo la valle dell'Oglio fino a Isengo,

da qui un ultimo sterrato fino alla Melotta e poi di nuovo a Romanengo,

 

 

 

Km 212 FINE!!

Simone

 

io

s